Perché i progetti digitali falliscono nel 70% dei casi e come evitarlo

Perché i progetti digitali falliscono nel 70% dei casi e come evitarlo

Introduzione

Molti progetti digitali partono con grandi ambizioni: trasformazione digitale, nuove piattaforme, automazione, integrazione.

Tuttavia, la ricerca mostra che circa il 70% dei progetti digitali/non di trasformazione digitale non raggiunge gli obiettivi prefissati.  

Questo fallimento non è casuale: è quasi sempre dovuto a errori strutturali evitabili.

In questo articolo esploriamo le cause principali dei fallimenti, casi pratici, e forniamo una guida per evitarli.

Perché tanti progetti falliscono

Ecco i segnali ricorrenti e le cause più frequenti:

  1. Obiettivi poco chiari o visione debole. Quando non è definito cosa si vuole ottenere, il progetto diventa vago. Mancano metriche di successo. Ruoli e responsabilità non sono ben distribuiti.
  2. Sovraccarico di ambizioni (“biting off more than you can chew”). Far troppo, troppo presto. Molte funzionalità contemporaneamente, tutti i moduli attivi, troppe integrazioni. Rischio elevato di ritardi, debito tecnico, spreco di risorse.
  3. Aspettative irrealistiche su tempi, budget, ROI. Sottostimare complessità tecniche, resistenza interna, formazione. Sovrastimare l’impatto immediato. Questi errori portano a frustrazione, abbandono o ristrutturazioni frequenti.
  4. Scarsa leadership o mancanza di sponsorizzazione top-down. Se il management non è coinvolto o visibile, se non promuove attivamente il cambiamento, il progetto perde priorità. Senza sponsor forti è facile che altri urgenti prendano il sopravvento.
  5. Cultura aziendale e resistenza al cambiamento. Cambiare processi, strumenti, abitudini richiede un impegno culturale. Le persone possono opporsi per paura, mancanza di consapevolezza, difficoltà a usare nuovi strumenti. Spesso trascurato.
  6. Mancanza di competenze interne adeguate. Tecnologie moderne richiedono non solo sviluppatori, ma architetti, DevOps, sicurezza, UX, data engineering. Se manca qualche figura chiave, il progetto accumula debito tecnico o dipendenza esterna costosa.  
  7. Processi e dati non allineati. Sistemi che non dialogano, dati sparsi o ridondanti, assenza di integrazione. Queste frammentazioni impediscono una visione unificata, generano inefficienze, errori, rallentamenti.
  8. Comunicazione e gestione del cambiamento inadeguate. Non comunicare con i team, non coinvolgere stakeholder, non strutturare percorsi di adozione, trascurare formazione. Queste lacune aumentano la resistenza, rallentano l’adozione e riducono l’efficacia.
  9. Mancanza di misurazione e feedback continuo. Progetti che non hanno KPI chiari, strumenti di monitoraggio, revisioni periodiche. Vale la regola “se non misuri non sai se stai andando nella direzione giusta”.

Come evitarlo: strategie e best practice

Evitare che un progetto digitale finisca tra quel 70% che non raggiunge gli obiettivi non è questione di fortuna, ma di metodo. Serve un approccio consapevole che tenga insieme visione, persone, processi e tecnologia.

Il primo passo è avere obiettivi chiari e misurabili. Troppo spesso si parte con slogan come “digitalizzare l’azienda” senza tradurli in numeri concreti. Invece, definire traguardi come “ridurre del 30% i tempi di evasione ordini” o “aumentare del 15% le vendite online entro un anno” permette di capire se si sta andando nella direzione giusta e di motivare i team lungo il percorso.

Un altro elemento cruciale è la gradualità. I progetti che vogliono fare tutto e subito finiscono per bloccarsi. Meglio partire con una prima versione ridotta ma funzionante, testarla con gli utenti reali e poi evolverla in base ai feedback. Questo approccio iterativo riduce i rischi e crea valore già dalle prime fasi.

Sul piano organizzativo, i progetti digitali richiedono risorse adeguate: budget, ma soprattutto competenze. Non basta un team di sviluppatori: servono architetti, esperti di sicurezza, designer, figure di governance. Dove non ci sono skill interne, conviene investire in formazione o affiancarsi a partner esterni, ma sempre con un piano per non restare dipendenti in eterno.

La leadership gioca un ruolo determinante. Se il management non sponsorizza apertamente il progetto, non lo comunica e non lo difende dalle priorità concorrenti, il rischio di fallimento cresce. La trasformazione deve essere guidata dall’alto, con figure che non solo approvano budget ma incarnano la visione e spingono l’organizzazione a seguirla.

Non meno importante è la gestione del cambiamento. Cambiare strumenti e processi tocca le abitudini quotidiane delle persone, e la resistenza è naturale. È fondamentale spiegare perché si cambia, coinvolgere gli utenti già in fase di design e accompagnarli con formazione e supporto costanti. Una piattaforma perfetta dal punto di vista tecnico ma rifiutata dagli utenti è destinata a fallire.

Infine, un progetto senza dati affidabili e metriche di monitoraggio naviga a vista. Stabilire KPI, raccogliere feedback, correggere la rotta in corso d’opera è ciò che permette di trasformare un’iniziativa rischiosa in un percorso di miglioramento continuo.

In sintesi: visione chiara, approccio graduale, risorse competenti, leadership forte, attenzione alle persone e misurazione costante. Non esiste una ricetta magica, ma chi riesce a combinare questi ingredienti aumenta drasticamente le probabilità di portare a termine con successo anche i progetti digitali più complessi.

Esempi pratici / casi studio

  • Caso A: azienda retail digitale che voleva trasformazione completa. L’azienda ha iniziato con troppi obiettivi: sito, e-commerce, CRM, integrazioni, app mobile. Senza roadmap chiara. Il risultato: ritardi, superamento budget del 40%, bassa adozione interna. Correzione: ha diviso il progetto in tre fasi, concentrandosi prima sul sito e sul CRM, poi estendendo a integrazioni, e infine l’app mobile.
  • Caso B: PMI con tecnologia obsoleta. Il team tecnico non aveva competenze DevOps o security. Si è affidata a vendor esterni senza una guida interna. Risultato: costi ricorrenti altissimi, problemi di performance. Correzione: investimento in formazione interna, creazione di un piccolo centro di competenza interno che affianca vendor esterni.
  • Caso C: Startup che ha scelto un SaaS troppo generico. Fin da subito si è trovato limitato nelle personalizzazioni necessarie al core business. Ha perso opportunità di differenziazione. Correzione: dopo l’esperienza iniziale (con SaaS), ha pianificato una migrazione verso una DXP custom per parti critiche, mantenendo SaaS per funzionalità non differenzianti.

FAQ

Quanto è affidabile la statistica “70% dei progetti falliscono”?

Si basa su varie ricerche di McKinsey, Deloitte e altre. “Fallire” può significare non raggiungere tutti gli obiettivi, superare budget, non ottenere ROI previsto.  

I progetti piccoli falliscono meno?

Non necessariamente. La causa più grande non è sempre la dimensione, ma la chiarezza degli obiettivi, la leadership, la cultura. Anche progetti piccoli possono fallire se queste leve non sono curate.

Quanto tempo serve per vedere segnali di avvertimento?

Di solito nei primi 3–6 mesi del progetto. Se non ci sono quick wins o metriche intermedie monitorate, è un segnale da non ignorare.

Serve sempre un cambiamento culturale?

Sì. Tecnologia da sola non basta. Cultura, formazione, accettazione interna sono fondamentali.

Il metodo agile aiuta?

Sì, se applicato bene. Agile aiuta con iterazioni, feedback rapido, adattamento. Ma non corregge da solo mancanza di visione, leadership o cultura.

Conclusione

Il fallimento del 70% dei progetti digitali non è inevitabile. È un sintomo di errori sistemici: obiettivi vaghi, leadership debole, processi non allineati, competenze insufficienti.

Evitare questi errori richiede rigore, trasparenza e cura non solo del codice, ma delle persone, della strategia, dei dati.

Se il 70% dei progetti digitali fallisce, la differenza non la fa la tecnologia ma il metodo con cui li avvii. È qui che entra in gioco lo Sprint Zero, l’approccio che Next DX ha sviluppato in oltre 25 anni di esperienza: una fase strutturata di analisi, allineamento e progettazione che mette le basi per ridurre rischi, costi imprevisti e incomprensioni tra business, marketing e IT.